La finestra

vettriano

L’alba elide la notte, odo il silenzio e i tuoi occhi ancora chiusi già mi parlano. La voce degli alberi, il fruscio forzato dal vento giocano con il tuo respiro.
Dalla finestra aperta l’aria ha il sapore di parole schiette mai dette, gesti voluti e lasciati, la prima tenera luce aleggia come un aquilone, onde di pensieri si sfaldano sugli scogli del quotidiano. Tu dormi ancora, lì tra lenzuola, il tuo corpo è eufonia.
Ascolto l’andar del tempo, sono sempre io, con parole mute ti parlo delle mie irrequietezze, della follia colorata che mi abita. La terra umida di rugiada a quest’ora del giorno è già nuda, sento il lago sbattere a riva e il tuo corpo non più tanto giovane inventa giorno dopo giorno gli angoli della vita.
Volevo dirti… tante cose, poi con gli occhi insonni ho di nuovo taciuto, ti guardo ancora, ti rubo un ultimo delizioso bacio e corro tra gli artigli del giorno

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